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"Pirati e sodomia" non cerca di dimostrare l'ovvio, cioè il larghissimo ricorso alle pratiche omosessuali in quelle affascinanti comunità di rudi uomini di mare e temerari fuorilegge, in perpetua navigazione o precariamente insediati nelle isole caraibiche. Burg cerca invece di capire come e perché i comportamenti omosessuali fossero in quelle comunità non semplicemente tollerati, ma considerati normali (e assolutamente «normali» lo erano in senso statistico). E non solo per carenza di più desiderabili alternative, come verrebbe da pensare. Pur trattando di fatti e persone del diciassettesimo secolo, l'approccio, il senso e la metodologia di questa ricerca - che coniuga rigore documentaristico e schietta disinvoltura di linguaggio e interpretazioni - sono riferibili, più che alla storia, agli ambiti della psicologia, della sociologia e dell'antropologia. E, perché no, della letteratura.